La Juve Stabia: un’epopea di sogni e delusioni che ha fatto vibrare Castellammare! 🐝⚽ #JuveStabia #FuturoInsieme #PassioneStabiese
Gli anni ’90 a Castellammare di Stabia sono stati, nel bene e nel male, un’epopea calcistica indissolubilmente legata a un nome: Roberto Fiore. Imprenditore e uomo di calcio dal carisma travolgente, Fiore è stato il presidente che ha acceso l’entusiasmo in una piazza passionale come quella stabiese, riportando le “Vespe” in Serie C1 e facendole sognare, per due volte, la storica promozione in Serie B.
Un decennio di grandi campioni, sfide memorabili, cocenti delusioni e un epilogo amaro che ha segnato profondamente la storia del club.
Il Ritorno in C1 e la Prima Juve Stabia delle Meraviglie
Tutto ebbe inizio nel 1993, quando la Juve Stabia conquistò un’entusiasmante promozione in Serie C1. Quella squadra, costruita con sapienza e ambizione, divenne subito leggenda.
In campo, talenti cristallini come Gaetano Musella, fantasista dal tocco vellutato, e Giorgio Lunerti, attaccante prolifico, infiammavano i tifosi. Tra i pali, le parate di Fabrizio Fabbri garantivano sicurezza, mentre a centrocampo le geometrie di Antonio Talevi erano i disegni degli attacchi della squadra.
L’anno successivo, con lo zoccolo duro confermato e l’innesto di giocatori chiave come il difensore Roberto Amodio, le Vespe si superarono. Il tridente offensivo composto da Gaetano Musella, Vincenzo Onorato e Giorgio Lunerti divenne l’incubo delle difese avversarie.
La squadra, guidata da una sapiente regia tecnica, conquistò per la prima volta l’accesso ai playoff per la Serie B, una novità per l’epoca che proiettò Castellammare in una nuova dimensione calcistica. La finale, disputata in un infuocato Stadio San Paolo di Napoli contro la Salernitana di Delio Rossi, rappresenta ancora oggi una delle pagine più amare della storia stabiese.
Decine di migliaia di tifosi gialloblù invasero l’impianto di Fuorigrotta, ma dovettero assistere alla vittoria dei granata, favorita, secondo le cronache dell’epoca, da un arbitraggio severo e discutibile che spense il sogno promozione.
Anni di Grandi Nomi e Derby Infuocati
Nonostante la delusione, l’era Fiore continuò a regalare grandi emozioni. Il “Romeo Menti” era costantemente gremito, un catino di passione che in anni senza calcio televisivo e con restrizioni meno severe, offriva un colpo d’occhio mozzafiato, specialmente durante i sentitissimi derby campani.
In quegli anni, la maglia gialloblù fu indossata da calciatori che hanno lasciato un’impronta indelebile: da Costanzo Celestini a Vincenzo Feola, da Giuseppe Caccavale a guerrieri del centrocampo come Gaetano Fontana e Michele Menolascina. E come dimenticare le prodezze di attaccanti del calibro di Salvatore Fresta, Mario Bonfiglio e Davide Di Nicola.
Dal Sogno Infranto al Fallimento
Il secondo, grande appuntamento con la storia arrivò nel 1999. La Juve Stabia, ancora una volta protagonista di un campionato di vertice, sembrava avere la promozione diretta alla portata, ma un calo nel finale di stagione permise alla Fermana di conquistare il primo posto. La speranza si riaccese nei playoff.
Superato lo scoglio della semifinale, l’ultimo ostacolo era il Savoia, in un derby che prometteva scintille. La finale, giocata sul neutro di Avellino, si trasformò in un’altra, cocente delusione.
A festeggiare furono i biancoscudati di Torre Annunziata, lasciando gli stabiesi a interrogarsi su un’altra incredibile occasione svanita. L’anno successivo accadde l’impensabile.
La squadra, costruita ancora una volta per puntare alla promozione, incappò in una stagione disastrosa e inspiegabile, culminata con una clamorosa retrocessione in Serie C2. A distanza di anni, le cause di quel crollo verticale rimangono un mistero che alimenta ancora discussioni e rimpianti.
L’ultima Juve Stabia dell’era Fiore, con il ritorno in panchina di Piero Cucchi, fu una squadra giovane che tentò di risollevare il morale di una piazza ormai calcisticamente depressa. Fu il canto del cigno.
Poco dopo, le vicende legate alla cessione societaria all’imprenditore Antonino Pane portarono al punto più basso: il fallimento e la fine di un’epoca.
Un’Eredità Agrodolce
L’epopea di Roberto Fiore alla presidenza della Juve Stabia resta una storia agrodolce. Da un lato, l’entusiasmo, i grandi campioni, lo stadio sempre pieno e due finali che fecero assaporare il gusto del grande calcio.
Dall’altro, le atroci delusioni, una retrocessione inspiegabile e un fallimento che cancellò, per un periodo, il calcio professionistico dalla Città delle Terme. Eppure, nonostante le ferite, il ricordo del Presidente Fiore a Castellammare è ancora vivo e venato di affetto.
Merita di essere ricordato come l’uomo che, per un decennio, ha permesso a un’intera città di sognare in grande, regalando emozioni che, al di là del risultato finale, sono entrate di diritto nella leggenda delle Vespe.