15 agosto 1999: un giorno da ricordare… per sbaglio! La Juve Stabia illude e poi… #Calcio #JuventusStabia #IllusioniSportive
Un Ferragosto di quasi un quarto di secolo fa, il 15 agosto 1999, si trasformò in un’arena di speranze e, col senno di poi, di amare illusioni per i tifosi della Juve Stabia. Le “Vespe”, ancora ferite dalla cocente delusione della finale playoff persa contro i cugini del Savoia al Partenio di Avellino, si apprestavano a iniziare una nuova stagione con l’ambizione di lasciarsi alle spalle il passato e puntare dritti alla Serie B.
L’esordio in Coppa Italia contro il Brescia di Nedo Sonetti, squadra di caratura superiore, sembrava l’occasione perfetta per lanciare un segnale al campionato. Sotto un sole cocente, in un “Romeo Menti” gremito di passione, la squadra stabiese compì l’impresa. Un gol di Davide Di Nicola bastò per piegare le “Rondinelle” e regalare ai tifosi una vittoria di prestigio. L’entusiasmo era palpabile, la sensazione era quella di essere all’alba di una stagione da protagonisti.
Pochi potevano immaginare che quella vittoria, invece di essere l’inizio di una cavalcata trionfale, sarebbe rimasta una delle poche, se non l’unica, vera gioia di un’annata disastrosa. Il destino, infatti, iniziò subito a mostrare il suo lato più crudele. Un gesto sconsiderato – il lancio di una bottiglietta verso un assistente dell’arbitro – costò alla Juve Stabia una pesantissima squalifica del campo. Il “Menti” divenne un fortino violato e le Vespe furono costrette a un esilio forzato che minò le certezze della squadra per quasi l’intera durata della competizione.
Quel successo estivo si rivelò un fuoco di paglia. Dopo un incoraggiante pareggio esterno contro la Reggiana, iniziò un cammino da incubo in Coppa Italia: le sconfitte contro Pescara (sia in “casa” al San Paolo di Napoli che in trasferta, con un pesante 5-2), Brescia e Reggiana sancirono una mesta eliminazione.
Nonostante le difficoltà in coppa, le premesse per il campionato rimanevano alte. La rosa allestita dal presidente Roberto Fiore era considerata da tutti una delle più forti del girone, costruita con l’obiettivo dichiarato della promozione diretta o, in subordine, attraverso i playoff.
Invece, la stagione si trasformò in una lenta e inesorabile agonia. Un girone di ritorno da incubo vide la squadra sprofondare in una crisi di gioco e di risultati, scivolando pericolosamente fino alla zona playout. Lo spareggio per la salvezza contro l’Atletico Catania rappresenta ancora oggi una delle pagine più umilianti della storia gialloblù. La sconfitta decretò una drammatica e inaspettata retrocessione in Serie C2, un verdetto che la piazza visse come un affronto.
Quella caduta segnò la fine di un’era. L’ambizioso progetto del presidente Roberto Fiore si sgretolò sotto il peso della delusione e delle difficoltà economiche. La stagione successiva in C2 fu anonima e travagliata, il preludio al fallimento societario che avrebbe cancellato, ancora una volta, la Juve Stabia dal calcio professionistico. Quel 15 agosto del 1999, con la sua vittoria illusoria, resta così il simbolo di un sogno infranto e dell’inizio della fine di un capitolo indimenticabile, nel bene e nel male, della storia del calcio a Castellammare di Stabia.