La battaglia tattica del Menti: Juve Stabia contro Mantova, due stili a confronto! ⚽️🔥 #Calcio #SerieB #AbateVsPossanzini
Juve Stabia – Mantova di domani sera non sarà solo una partita di calcio, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti. La sfida del “Romeo Menti” tra Vespe e Virgiliani, valida per la sesta giornata del campionato di Serie B, è molto più di un semplice scontro tra due formazioni ambiziose. È il palcoscenico di un duello tattico avvincente, un confronto diretto tra due delle menti più brillanti e propositive del panorama calcistico emergente italiano: “Ignazio Abate” e “Davide Possanzini”.
Il calcio è fatto di cicli, di sfide che si rinnovano, ma anche di esordi attesi. Se per il Mantova si tratta di un ritorno a Castellammare dopo le battaglie della scorse stagioni (Supercoppa di Serie C e scorso campionato), per il suo condottiero, “Davide Possanzini”, questa partita segna un nuovo capitolo. Non più contro il pragmatico “Guido Pagliuca”, volato all’Empoli, ma un primo, attesissimo “occhi negli occhi” con “Ignazio Abate”, l’ex calciatore del Milan chiamato a dare una nuova e coraggiosa identità alle Vespe.
La rivoluzione di Abate: Pressing e verticalità per infiammare il Menti
Al suo esordio assoluto nel campionato cadetto, “Ignazio Abate” non ha perso tempo a mettere in chiaro i suoi principi. L’eredità delle giovanili del Milan e della Ternana (in C) è evidente nel suo approccio: un calcio dinamico, aggressivo e verticale. La sua Juve Stabia non è una squadra che attende, ma che aggredisce. Il dogma è una costruzione dal basso fluida, con i difensori centrali che si allargano per creare le prime linee di passaggio e i terzini pronti a sganciarsi per garantire ampiezza e superiorità numerica sulle fasce.
Il marchio di fabbrica del tecnico gialloblù è un pressing alto e asfissiante, studiato per recuperare il pallone il più rapidamente possibile e in zone nevralgiche del campo. Una volta riconquistata la sfera, l’obiettivo è uno solo: attaccare la profondità. In questo scacchiere, gli esterni offensivi, o i trequartisti a supporto della punta, diventano le pedine fondamentali. La loro missione è puntare l’uomo, creare scompiglio con tagli alle spalle della linea difensiva avversaria e cercare costantemente l’uno contro uno per spaccare la partita. Un calcio che richiede non solo doti fisiche e atletiche, ma anche una notevole intelligenza tattica per leggere i momenti della gara e applicare la pressione con i tempi giusti.
Il Vangelo di Possanzini: Palleggio e posizione per dominare il gioco
Dall’altra parte della barricata, siede un allenatore che ha trasformato il Mantova in una macchina quasi perfetta, un “profeta” del gioco che ha incantato la Serie C due anni fa e che ha conquistato una permanenza in cadetteria lo scorso campionato. “Davide Possanzini” ha un credo incrollabile: il dominio del gioco passa attraverso il controllo del pallone. “Avere sempre la palla tra i piedi” non è solo un motto, ma il principio cardine su cui si fonda la filosofia dei virgiliani.
Il suo calcio si esprime attraverso un gioco di posizione meticoloso, in cui la squadra si muove come un blocco unico, una sinfonia di passaggi corti e veloci. L’obiettivo non è il possesso sterile, ma la creazione costante di superiorità numerica in diverse zone del campo per scardinare il pressing avversario e, soprattutto, per trovare l’uomo libero. Il Mantova di “Possanzini” non teme di costruire l’azione anche sotto la pressione più feroce, utilizzando il portiere non come un semplice ultimo difensore, ma come un vero e proprio playmaker aggiunto. Tuttavia, sarebbe un errore etichettare il suo stile come meramente orizzontale. La verticalizzazione è un’opzione contemplata e ricercata, ma solo quando è funzionale a saltare una linea di pressione e a trovare un compagno in una posizione vantaggiosa. Un calcio ragionato, paziente, ma sempre pronto a sferrare il colpo letale per sorprendere l’avversario.
Il prato del “Menti” sarà quindi il teatro di questa affascinante contesa tattica. Da un lato la furia organizzata di “Abate”, dall’altro il controllo calcolato di “Possanzini”. Due visioni simili nell’obiettivo finale – vincere attraverso il bel gioco – ma diverse negli approcci per raggiungerlo. Chi riuscirà a imporre il proprio credo calcistico per primo? La risposta arriverà dal campo, in una partita che promette non solo gol, ma anche e soprattutto scintille in panchina.
