Juve Stabia, richiesta per il titolo del 1945 diventa ufficiale: la FIGC avvia il fascicolo di esame.

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La Juve Stabia in cerca di giustizia storica: è tempo di guadagnarsi il titolo! #JuventudineNostalgica #StoriaInGioco

Per anni è stato un racconto tramandato dai padri ai figli, una pagina di orgoglio cittadino custodita nella memoria collettiva di Castellammare di Stabia. Oggi, quel racconto smette di essere solo una leggenda orale o una rivendicazione platonica per diventare un fascicolo formale sui tavoli che contano.

La notizia che i tifosi attendevano è arrivata: la FIGC ha ufficialmente protocollato l’istanza della S.S. Juve Stabia. Non è ancora la vittoria, ma è il fischio d’inizio di una partita istituzionale che potrebbe restituire alle Vespe un riconoscimento atteso da quasi ottant’anni.

Oltre la burocrazia: il senso dell’impresa del ’45

Per comprendere la portata di questo passaggio burocratico, bisogna spogliarsi delle logiche del calcio moderno e tuffarsi nell’Italia del 1944-1945. Un Paese diviso dalla guerra, dove il calcio provava a sopravvivere come simbolo di rinascita. Al Nord si giocava sotto le bombe, al Sud, liberato dagli Alleati, si organizzavano tornei che, di fatto, rappresentavano la massima espressione calcistica possibile in quel momento storico.

La Juve Stabia di allora non vinse un torneo qualunque. Trionfò nel Campionato Campano, battendo giganti come il Napoli e la Salernitana, laureandosi “Campione dell’Italia Liberata”.

Il ragionamento alla base della richiesta presentata a Roma è logico e storico prima che sportivo:

  • Il precedente: La FIGC ha già mostrato sensibilità verso i titoli di guerra, come dimostra il riconoscimento dello Scudetto onorifico del 1944 allo Spezia (Vigili del Fuoco).

  • La dignità paritaria: Se al Nord i tornei di guerra hanno avuto un peso storico riconosciuto, il movimento calcistico del Sud, che tenne in vita la passione per il pallone in un momento drammatico, merita pari dignità o, quantomeno, un titolo equipollente.

Una sinergia vincente per Castellammare

Ciò che rende questa istanza particolarmente solida non è solo la documentazione storica, ma la “squadra” che l’ha portata a Roma. L’accelerazione decisiva è arrivata grazie a un fronte comune che ha unito la politica nazionale, con la spinta propulsiva del deputato Gaetano Amato, e la governance del club, rappresentata dall’amministratore unico Filippo Polcino e avallata dagli amministratori giudiziari.

Questo dettaglio non è trascurabile: dimostra alla Federazione che la richiesta non è un velleitario desiderio di gloria passata, ma una volontà precisa e strutturata di un’intera comunità e della sua dirigenza di veder riconosciuto il proprio blasone.

Cosa succede adesso?

Il protocollo della richiesta da parte della FIGC segna la fine della fase preparatoria e l’inizio dell’iter valutativo. La Federazione dovrà ora esaminare le carte, verificare la legittimità della competizione dell’epoca e decidere se quel titolo – che per gli stabiesi è già “Scudetto” nel cuore – possa tradursi in un “Titolo di Campione” formale o in una onorificenza equipollente.

Non sarà un percorso immediato, ma il passo più difficile è stato fatto: il “Campione dell’Italia Liberata” ha bussato alla porta della storia ufficiale. E questa volta, la porta si è aperta per far entrare i documenti.

Per la Castellammare sportiva, al di là dell’esito finale, questo atto è già una vittoria identitaria: è la rivendicazione fiera di un passato in cui la maglia gialloblù, in mezzo alle macerie della guerra, seppe guardare tutti dall’alto in basso.